lunedì 22 dicembre 2008

Ab Aeterno

Ogni mattina ho il mio rito.Mi alzo dal letto.Una bella grattatina al culo.Spazzolo ben bene i denti e sverno il mio viso.Poi,avvicino il mio sguardo allo specchio e me ne sto lì 10 minuti buoni a fissarmi.Cerco di entrare dentro al bulbo oculare e scendere le scale che portano giù,in fondo all'anima.Lo faccio da sempre.Anche in un cartone animato è successo."e' quasi magia Johnny".Johnny era un ragazzo che sapeva leggere nel pensiero e sapeva usare totalmente la forza della mente.Non compiva grandissimi gesti.Era un tipo normale.Non abusava dei suoi poteri e non si vantava di essere un supereroe.Un tipo medio.Una puntata,è rimasto a fissarsi nello specchio,entrando nello sguardo dello sguardo dello sguardo dello sguardo...creando un altro sè.Ogni mattina compio questo rito,ma rimango sempre me stesso.Da sempre.

sabato 20 dicembre 2008

Terremoto

Ti ho attesa per troppe notti.A letto,da solo.Hai sempre giocato a compromessi.Come una qualsiasi contabile,hai applicato alla lettera la legge del dare e avere.Mai una perdita.Un pareggio nella peggiore delle ipotesi.Con me sapevi benissimo come raggiungere i tuoi utili.Hai iniziato col farmi credere di avere le redini del nostro rapporto,togliendomi un po alla volta tutte le mie fragili sicurezze.Una volta uscivi da sola una sera alla settimana.Negli ultimi tempi una,era la sera in cui stavi con me.Abbiamo bisogno del nostro spazio,dicevi.Lasciami respirare un po,solo così cresceremo,ripetevi.Era il tuo modo lento e subdolo per lasciarmi alla deriva.Io che ti sono stato affianco sempre.Anche quella volta in cui hai deciso di abortire nostro figlio.Pure quella volta che ubriaca ti sei schiantata contro un albero,rischiando di uccidere due giovani vite.Ogni volta ti ho difeso a spada tratta.Non voglio medaglie al valore.Non desidero la tua commiserazione.Amore,c'è stato il terremoto.Qui è crollato tutto.

Mario Delle Filippine

Mentre la Guardia di Finanza terminava di rovistare nei cassetti del moi ufficio e sistemava le ultime scartoffie da portare via.Mentre io osservavo dalla finestra alle spalle della mia scrivania cosa capitava al mondo.Mentre la mia poltrona in pelle sulla quale ero seduto continuava a ruotare di 180 gradi ad ogni domanda dei finanzieri.Mentre il telefono diabolicamente squillava ogni 30 secondi e alla cornetta non rispondeva nessuno.Ancora la Guardia di Finanza insiste con supponenza sul fatto che sono stato un coglione a farmi raggirare in quel modo.Ancora io rimango basito di fronte alla calma e alla quiete apparente che continua imperterrita a fluire al di là della vetrata.Ancora funziona bene la mia potrona in pelle,prodotta dalla mia azienda come Dio ha comandato.Ancora quel cazzo di telefono trilla prendendosi gioco di me restando in silenzio.Immagino che il chiamante sia Mario.Vorrei fosse lui.Per ricoprirlo di volgarità e minacce.Anche se so non servirebbero a nulla.Ma mi sfogherei.Pure i finanzieri mi avallerebbero qualsiasi obrobrio nei suoi confronti.Mario,l'amico di sempre,di una vita.Persona fidata.Mario che ora è da qualche parte nelle filippine.Con i soldi dell'azienda che abbiamo aperto là assieme,come sede secondaria della ditta principale in Italia.Da un controllo hanno scoperto che io non avevo più un euro.Non mi ero accorto di essere nella merda fino al collo.La Guardia di Finanza se ne va.Non saluta.Fa finta di niente.Come il mondo là fuori,come la poltrona sulla quale dondolo.Come Mario che se la starà spassando.

La Prima Lettera Non Si Scorda Mai

Te lo dovevo.Era il minimo che potessi fare.Ho cominciato col scriverti che non ero riuscito a mangiare.L'estate splendeva al di là dei muri di casa mie e rendeva rigogliosa ogni cosa.Tranne me.Le tue affermazioni sicure e affilate avevano linciato il mio appetito.Sono state mani forzute che hanno chiuso la bocca dello stomaco.Ho lasciato navigare in mari aperti tutti i pensieri che giravano in testa.Poi sono partito come una raffica di vento a 200 km/h.Scagliandomi contro di te.Comportandomi come un bambino offeso.Odiandoti per non sentire dolore.Io non capivo.Mi ero sforzato tutto il tempo di farlo,ma non c'arrivavo proprio.Non riuscivo a comprendere come potessi aver scelto di finire tra le sue braccia e non le mie.Scelta plausibile la tua,ma non condivisa da me.Io ti desideravo.Tu mi desideravi.Ce lo eravamo ripetuti all'infinito.Quell'altra macchia riuscivamo a nasconderla per bene.Questo era quello che credevo.Fino a quel momento in cui,avvicinandoti con lo sguardo rivolto al pavimento,con un sorriso appena accennato e la mano tremante mi hai conseganto la busta.Poi sei fuggita.Non ho letto subito i segni del tuo volto.L'ho fatto in seguito.Ed è stato un tumore fulminante.Ogni mia cellula è andata bruciata.All'inizio avevo pure pensato di essere comprensivo.Non volevo dartela vinta.Sono stato duro come la pietra,ma l'ho fatto per te.Pure per me.Per dimenticare che t'avevo già aperto la porta di qualcosa che pensavo solo mio.Io,un'egoista.

mercoledì 17 dicembre 2008

Genesi

Bene.Ora ho lo spazio.Immenso.Nero.Silenzioso.Da condividere,se vuoi.Le stelle ce le metterò io.Se saranno splendenti o morenti non lo sceglierò.A breve inizierò a riempire queste pagine virtuali di idee e altra roba che frulla nella mia testa.Storie assurde che girovagano solitarie da tempo nei meandri del mio cervello.Del mio stomaco e del mio cuore.Una serie di scene assurde di assoluta e strafottente ordinaria quotidianità.Nulla di così ecclatante.Addirittura monotone.Mono tono.Come se si suonasse all'infinito lo stesso semplice accordo,variandone il ritmo o la cadenza.Scoprire ogni volta che siamo sempre uguali.Che sono schiaffi le sconvolgenti novità che ascoltiamo.o vediamo.o respiriamo.Io non altro all'infuori di te.Prendine quanto vuoi.A breve,allora.